mercoledì 16 marzo 2011

Intorno alla testa ci sono due orecchie

Diciamolo, le rappresentazioni a nostra disposizione circa la figura dei filosofi sono un po' povere, un po' fuorvianti. Tra le giacche di tweed, le pipe fumate in poltrona da un lato e dall'altro le gambe incrociate su un prato, con Zarathustra in una mano e un bombozzo nell'altra c'è qualcos'altro, un qualcosa che eccede. Alla comodità di queste due immagini stereotipiche sfugge la realtà delle cose, ossia tutti quei filosofi e quelle filosofe che occupano lo spazio intermedio tra la fase della maria e quella del tabacco da pipa. Insomma, quelli e quelle come me.
Noi filosofi reali siamo un pò così, teneramente sfigatelli. Potrei dire dei nerd, ma così facendo non renderei giustizia a quanti di noi sono attualmente così nerd da non sapere cosa significhi questa parola. E, neanche a dirlo, abbiamo dei gusti musicali assolutamente eccellenti.
In quanto filosofa, ex musicista e autrice di playlist strampalate rendo dunque omaggio alla mia categoria con un post tutto dedicato a quelle canzoni che pur essendo assolutamente compiute su un piano estetico e musicale, rimandano, racchiudono, sintetizzano alcuni dei grandi concetti filosofici. Una specie di antologia filosofica a base di pop-rock.
Olè.



01. Velvet Underground – I'll be your mirror (In chiave critica, Cfr. L. Irigaray, Speculum)
02. The Cure – Killing an Arab (deliberatamente ispirata a A. Camus, Lo straniero)
03. The Beatles – Nowhere Man (Cfr. H. Arendt, La banalità del male)
04. Sigur Rós - Hoppi Polla (la più compiuta illustrazione dell'idea bergsoniana di stati qualitativi della coscienza Cfr. H. Bergson, Saggio sui dati immediati della coscienza)
05. John Lennon – Working class hero (Cfr. S. Weil, La condizione operaia)
06. The Who – I'm Free (Cfr. J.P. Sartre, L'essere e il nulla)
07. The Byrds – Turn, Turn, Turn (o meglio, il divenire eracliteo)
08. Radiohead – 2+2=5 (alla faccia del “neanche Dio può far si che due più due non faccia quattro” di Ugo Grozio)
09. The Beatles - Getting Better (Cfr. G.W.F. Hegel, Lezioni sulla filosofia della storia)
10. Belle and Sebastian – We're not living in the real world (Cfr. Platone, Fedro)


    12 commenti:

    Venexiana ha detto...

    Io t'amo.
    T'amo dai tempi delle Lezioni di Istituzioni di Filosofia Medievale. Ti sbavo dietro dai corsi di Nepi. Poi adesso che so che sei stata una riot grrrrrl filosofa, non posso più dormire.
    Questa cosa è assolutamente AWWWW. *___*

    Novio ha detto...

    Stavolta ti sei davvero superata, una playlist favolosa. Che dire... t'adoro.
    10 100 1000 "playleast" di Panzè.
    °*___*°

    taldeital ha detto...

    ma anche 10 100 1000 panzè!
    ottimo lavoro!
    e... sorridi, sei su internet!

    ^^

    Panzè ha detto...

    Oh mamma!!!! *_____*

    Anonimo ha detto...

    mmm... carina... troppi beatles :P

    l'abbinamneto migliore è i'll be your mirror e irigaray

    RICE ha detto...

    questo post ha la caratteristica che per poter apprezzarne il contenuto uno debba tradurre tutte le canzoni, così che il solo ascolto non basti, in questo senso il post è senza utilità ai suoi fini giusto?

    taldeital ha detto...

    hai bisogno ancora che si traducano le canzoni?

    RICE ha detto...

    quindi tu credi fortemente che tutti siano in grado di parlare l'inglese?

    ottimista...

    taldeital ha detto...

    non è questione di parlare correttamente ma avere almeno piccole basi che permettano di capire ciò che si vuol dire. credo siano in grado quasi tutti, al giorno d'oggi.

    Panzè ha detto...

    L'obiezione di per sè non sussiste. Ovviamente l'intento di chi ha scritto questa playlist è stato quello di una condivisione il più possibile allargata e fruibile dei propri pensieri e delle proprie esperienze. Ma sempre nei limiti del possibile.
    Aldilà del fatto che si sarebbe potuta rivolgere tale obiezione non tanto alla lingua inglese di alcuni dei testi, quanto invece agli specifici riferimenti citati nelle parentesi - che presuppongono una conoscenza filosofica, ma tolti i quali cade l'intero senso della playlist (ed ecco che si svela il contenuto paradossale dell'obiezione di cui sopra) - va fatto notare l'aspetto pernicioso e assolutamente insignificante di una prospettiva del reale in cui tutti e tutte abbiano le stesse esperienze e conoscenze. Non solo tale mondo è impossibile nel concreto, ma, ammettendone l'eventualità come in un colorito esperimento mentale, una situazione del genere decreterebbe la morte assoluta della conoscenza. Ad un livello omogeneo e uniforme di conoscenze esperienziali e non, come si avvierebbe quello scambio e quel dialogo che attraverso la relazione attiva e forma le intelligenze e crea sapere?

    Ad ogni modo, se proprio l'inglese fosse un problema, mi si permetta di consigliare la traccia numero 4 della playlist. Lì il nesso con i concetti bergsoniani non si basa su una messa in parola, ma su pure esperienze sensoriali.

    Baci

    Panzè

    Panzè ha detto...
    Questo commento è stato eliminato dall'autore.
    Anonimo ha detto...

    Silenzio fu...
    (Così Parlò ZaraPanz)