Questa playlist parla di droghe, si, ma solo in modo accidentale. In realtà potrebbe parlare della voglia di bomba alla crema delle quattro del mattino, delle sigarette fumate sotto al diluvio mentre i tuoi amici sono al caldo dentro al pub, delle dita nel naso dei bambini, dei GDR, delle magliette del Dr. Cooper, del TROLOLO; si potrebbe parlare delle reazioni di Beathoven davanti ad un libro polveroso, o di quelle reazioni della Panzè davanti a un barattolo di burro d'arachidi...o di molte altre cose ancora. Ma su queste cose, lo sappiamo, ci hanno scritto su pochissime canzoni. ... Certo, c'era almeno la possibilità di inserire “Il ballo del qua qua” per chi si sballa con le (pa)pere, ma forse sarebbe stato troppo, poi sarebbe stato facile dire: si parte con le amicizie sbagliate, si passa alle playlist, poi si arriva alle droghe pesanti.. è un tutt'uno. Ah voi, benpensanti! Voi, voi detrattori, voi che non sapete neanche guardare in faccia a questa società ormai in putrefazione: ecco! È per colpa vostra che non c'è “Il ballo del qua qua”, troppo sovversiva, troppo malata, troppo disperata...ed infondo è Natale, con tutto il bianco suo candor..neve!
Metti un branco di 25 nerd psicopatici, una playlist da buttare giù, fantasie erotiche a gogò, mucho mango e horror. Cosa vien fuori? Ma ovviamente la migliore colonna sonora che uno spogliarello abbia mai avuto! Semmai vi trovaste nell'occasione, potrete usufruire di uno o più di questi pezzi, magari anche di tutti (ve lo auguro) per un puro e lungo piacere di Striptease da schizofrenia galoppante! Enjoy us in the dark side of Sexy Nerdism!
Mi piacciono le canzoni in cui uomini disperati cantano versi strazianti, scritti rinunciando del tutto al loro orgoglio, per avere (o riavere), o soltanto ricordare la donna amata. Se non altro è la prova, per chi come me poco riesce a credere ai sentimenti del sesso maschile, che anche gli uomini, a volte, amano e soprattutto, soffrono. Questa playlist non vuole affatto essere baluardo dei movimenti fondamentalisti femministi, ma nasce col solo intento e la voglia di condividere col mondo intero il piacere tratto dal canto del maschio abbandonato/rifiutato/pentito. Sembra di essere all'interno di un documentario antropologico-sociale, ma, almeno stavolta, la colonna sonora ha più senso (o almeno credo!)!
Quando si va ad un concerto indie, ci si aspetta sempre di vedere tanti, tanti, tanti altri come noi. Occhialoni, pois, camicie a quadri. Entri nel locale e ti aspetti di esser sommerso dalla rassicurante collezione autunno-inverno di H&M, di cui sapresti riconoscere le etichette a 10 metri di distanza. E quando non è così ti senti un po' spaesato, privato del tuo popolo. E insomma, a volte ti capita di andare ad un concerto indie e trovarci dentro nemmeno 30 persone, che attendono alla transenna, neanche ci fosse la ressa per la prima fila. E lì, dopo un iniziale spaesamento pensi: “Minchia, questo concerto è indie per davvero”. E ci si sente ancora più fighi. Insomma, all'orario d'inizio al concerto dei Mystery Jets eravamo veramente in pochi. Ma i ritardi esistono per questo. E l'attesa, in alcuni casi, diventa un obbligo morale. Ma quando la musica del Circolo degli Artisti tace e le luci si spengono saremmo già un'ottantina. Faretti blu e intro con campionatura stellare, e i muri fumosi del locale si riempiono di acerbi gridolini. Eggià, perchè in un pubblico di poco più che ventenni, la sottoscritta, con i suoi reumatici 25 anni, risaltava come membro della categoria Senior. Entrano tutti, i Mystery Jets. Blaine Harrison, ora nel suo periodo mod-psichedelico spettinato, campeggia in mezzo al palco, seduto. Abbandonato il look alla Edward mani di forbice, con i capelli ormai biondi, fitti e fini che gli coprono il viso, saluta. Le sue mani ossute e sgraziate risaltano sul bianco della sua Stratocaster. Comincia il concerto. Alice Spring inonda il pubblico con i suoi coretti ben modulati, mentre Kai Fish suona il basso in piedi sulla batteria, tenerissimo nella sua camicetta fantasia. Le ragazze esplodono, i ragazzi poco più che ventenni si dimenano, ispirati come da un pizzico di tarantola. E io li, al muro, con le mani in tasca li studio. Mi sono fatta vecchia. Poi da lì, un crescendo: Lady Grey, Serotonin, Young Love (un'ottava più bassa), sulle note della quali mi scongelo anch'io. William Rees, vestito da Rino Gaetano, sempre più stempiato, contrasta con l'immagine degli zuccherosi adolescenti che colorano il pubblico. Suda da morire, ma, non c'è che dire...dimostra di sapere il fatto suo. Una ragazza davanti a me commenta “uguali uguali all'album”, con fare soddisfatto. Blaine suona con un asciugamanino da bidet in testa, umido del sudore del suo viso. E ancora, i pezzi si accavallano l'uno sull'altro: The Girl is Gone, Melt, Flash a Hungry Smile, Hideaway, Show me the Light. Poi c'è Two Doors Down, e tutti cominciamo a ballare come fossero gli anni 80. Il concerto continua così, tutto d'un fiato. I Mystery Jets scoppiettano come una caramella alla Soda e hanno il sapore dolce ed amarognolo di un ghiacciolo al lime. Staresti ad ascoltarli per ore. Ma poi il concerto si interrompe. Si esce di scena per rientrare dopo pochissimo, come non riuscissero a staccarsi veramente da noi. Prima di ricominciare a suonare, il momento del compleanno. A quanto pare, ad ogni concerto a cui ultimamente mi capita di andare, c'è qualcuno che deve essere festeggiato. Una povera ragazza viene strappata al pubblico e piazzata davanti al microfono; noncuranti delle più importanti reazioni psicologiche ed emotive, i Mystery Jets le chiedono di cantare Happy Birthday to You. Col Cavolo, dico io. Col Cavolo, dice lei, mentre irretita li guarda. Il pubblico la soccorre: e tutti cantiamo in italiano, Tanti auguri a te. (A te che non abbiamo nemmeno capito chi sei, però vabbè...) Durante il bis, i pezzi da combattimento, quelli che aspettavamo tutti, quelli che due tre metri più in là dei ragazzi stavano chiedendo dall'inizio della serata. Ci sciogliamo tutti su Flakes che, anche se parla di una triste rottura, ci fa sentire tutti più innamorati. E scatta un unico bacio, che finisce solo sull'ultima nota. Dreaming of Another World è la più ululata della serata, coinvolge tutti, volenti o nolenti. E alla fine capisci che il concerto sta davvero per finire, che la serata è terminata, quando cominci a sentire le prime note di quel “tururù” che ti si mette in testa e non se ne va: Half in Love with Elizabeth. Escono di scena, sudati, sorridenti, sempre rivestiti di quell'aura innocente e giovane che smuoverebbe chiunque. E tu togli i piedi dal pavimento di bicchieri di birra vuoti e te ne vai , con meno pensieri, con un po' più di colore, più giovane di quando eri entrato.
Ammetto che il titolo originale di questa playlist era “martellante motivetto che mi entri in capoccia e non te ne vai nemmeno sotto la doccia" che era bello perché pure in rima, ma forse un po’ troppo prolisso,per cui si è mediato per un altro più incisivo. Avere una melodia/motivo/insieme di note che non si riesce a smettere di canticchiare è una bruttissima malattia che colpisce tutte le persone con un minimo di orecchio. È una piaga che miete sempre più vittime ed è sempre difficile guarire. A questo problema non esiste ancora un rimedio o cura, però possiamo sostituire questo motivetto (soprattutto se siete schiavi di waka waka e alealejandro)... Una playlist "progresso" per aiutarvi:
Duetto: a) esecuzione strumental-vocale di coppia; b) nome comune dell'Alfa Romeo Spider, automobile di produzione italiana uscita dalle catene di montaggio tra il 1966 ed il 1993. Questa playlist è un Duetto, non nel senso dell’autovettura, ma nel senso di esecuzione congiunta. Avremmo potuto costruire anche una macchina, ma abbiamo scelto di buttarci sulla musica: ci pare più socialmente utile. O almeno a Panzè pare così, Beathoven non si oppone, mal gliene verrebbe. L’indifferenza è l’arma della maggioranza, sostiene con convinzione Panzè mentre scrivo, per cui diciamo anche che lei è la socia di maggioranza della playlist, l’artefice principale, il principale imputato, colei alla quale indirizzare le maledizioni in caso di scarso gradimento. Quel poco che c’è di buono io sottoscritto Beathoven ce lo inserii, strappando distratti consensi a Panzè.Come vedete il Duetto è un gioco di squadra.E alla fine la squadra mica te la scegli, è un po’ come i parenti, e a me è capitato così. Mentre scrivo Panzè mi guarda con sospetto, con astio, forse. Con intenzioni omicide, mi correggo. Mi minaccia con la mia stessa propria matita. Serviti pure della tastiera, allora, Panzè, a te la parola:Disarmata dall’introduzione del mio malcapitato compagno di stesura, che comprendo ma non compiango, con autorevolezza mi impadronisco del suo computer. Ora, se è vero che questa strana coppia, ahimè per i due autori, è nata dal caso e non da una scelta (almeno a quanto sostiene lui) è ancor più vero che di solito, nella vita “vera” i duetti nascono da un accordo, da un’intrinseca affinità, per lo meno vocale. Le collaborazioni che proponiamo, dunque, sono un po’ meno malcapitate della nostra. Si basano su una scelta consapevole e su un grande affiatamento. Io e Beathoven, invece, ci odiamo. Sia assolutamente chiaro.
Con un certo tal orgoglio stringo nel pugno la scaletta del concerto, guadagnata grazie alla provvidenziale presenza, al mio fianco, del mignolo d'una delle mie più grandi amiche. E' da poco passata la mezzanotte e mezza e sto lasciando Il Prato della Villa Medicea, ad Arezzo. Mi sembra ancora di vedermi camminare in una plumbea giornata settembrina, col naso rivolto verso case dai mattoni scozzesi. Scotland's for me, diceva una delle borse sotto il gazebo del merchandise. Più indietro nella serata. Per poter godere dello Spettacolo c'attende una lenta agonia. I Baustelle. Non potevo immaginare fossero così soporiferi, davvero, un'ora e più di canzoni che suonano come se fosse stato messo un loro cd su uno stereo. Quel tipo di perfezione che porta a chiedersi maliziosamente se non facciano qualche fuori programma per paura di sbagliare. Dopo le innumerevoli occhiate all'orologio e gli sbadigli, si passa al vero concerto della serata. Un'abbondante cortina di borotalco appesantisce l'aria, loro entrano, radiosi, Stewie in completo elegante, la giacca che cela una furbissima maglietta degli Smiths. Aprono con una canzone nuova, I didn't see it coming (il signor Internet dice che è stato così anche per gli ultimi concerti), che rende giustizia alla tenerezza di Sarah Martin; lei se la sorride sul palco. Poi s'esplode con I'm a cuckoo, e Dio solo sa dove Murdoch trovi tutta quell'energia per scuotersi come un quindicenne sul palco. Andrà avanti così (più che avanti, in ogni direzione con moto rotatorio) per quasi tutta la serata, eccetto alcune pause al pianoforte ed un adorabile fuori programma: la richiesta di due volontarie dal pubblico che ballino al posto suo in The Boy with the Arab Strap. Poi le fa sedere al suo fianco, al piano. Domanda ad una di loro "Can you play piano?", all'accenno negativo di questa risponde con la diplomatica simpatia di un "Oh, look how easy it is!". Questo si che è essere coccolati dalla band del cuore. L'intero organico sul palco si diverte, le canzoni prendono una piega gioiosa, proprio estiva, l'aria di Arezzo gli ha fatto del bene e non si può non ballare assieme ad uno Stewpot così lanciato. Ci si mette anche il secondo chitarrista, che insegna al pubblico un jingle di "Whooos" per cantare insieme sulla seconda nuova canzone della serata, I'm not living in the real world. Nelle pause, Stewie si pronuncia più e più volte al microfono, dialoga con il pubblico, dice di sentirne la connection e dietro di me qualcuno lo apostrofa innocuamente, "Ruffiano!". Lui ride e fa ridere, c'è perfino il tempo di festeggiare il batterista con tanto di stappi di spumante e Happy Birthday in coro da tutti noi. Come confezionare un'intima felicità. Nel mezzo del fiorire dei loro più amati successi (Like Dylan in the movies, Judy and the dream of horses, Me and the Major, Fox in the snow, Get me away from Here, I'm dying, ...) è l'esecuzione di If you're feeling sinister a vincere le mie quasi lacrime ed ogni singola anima intorno. Alle prime note si dipana un silenzio assorto, tutti sono catturati dal leggero tramestìo di chitarra, l'accurata dolcezza della voce di Stuart sembra leggera nebbia inglese che ci scende sul viso dal cielo stellato. Questo è il racconto di Glasgow, di Hilary che sarebbe andata a morire perchè tutti la credevano noiosa, della credenza vana che le prediche d'un prete possano aiutare qualche anima persa. L'Inghilterra vera e nascosta degli anni 90 diviene chiara quanto il testo dal tono sconfitto di Murdoch, e ricorda pungente ad ognuno di noi che almeno una volta nella propria vita ci si è sentiti degli hopeless unbelievers. Un piccolo bis, e dopo 16 canzoni impregnate del loro più puro spirito i Belle and Sebastian salutano riconoscenti. Scotland's truly for us.
Cari amici PlayLeastari... non avreste mai immaginato un ritorno dalle ferie così sfavillante. Ma lo Staff di PlayLeast, sempre attivo anche durante il sonno e la vacanza, ne ha approntate delle bellissime! Alcune piccoli ritocchi alla grafica e al layout del blog, un nuovo ingresso in Staff e la nuovissima applicazione RSS sulla nostra pagina Facebook. E non è tutto! A partire da oggi, su PlayLeast saranno disponibili le recensioni dei migliori concerti ascoltati e visti da tutti noi! Ogni concerto sarà recensito dall'autore e sarà possibile ascoltarne la scaletta come fosse una normalissima playlist! Un piccolo passo per il mondo della musica, un grande passo per noi, da sempre attenti ad offrire a tutti i lettori solo il meglio! Potrete perciò trovare i concerti sfogliando tra le pagine dei post (saranno riconoscibili grazie al tag [PlayGigs]) oppure potrete consultare l'elenco completo delle recensioni nell'apposita pagina PlayGigs, raggiungibile comodamente anche nella PagesBar in alto.
Confidiamo in un vostro grande contributo con commenti e segnalazioni, perciò, come sempre, stay tuned!
Ah! grande grandissimo immenso Bob! Sono forse l'unico a pensarlo? A quanto pare no, dati i fantastilioni di tributi rintracciabili in giro per il mondo, di cui propongo una breve rassegna (a)critica. Leggermente snob vado a rovistare anche nei cassetti più nascosti, ne apro alcuni che forse sarebbe stato meglio tenere sigillati (ciliegina finale), ma tant'è. Buon ascolto, a quanto pare c'è un po' di Bob Dylan in tutti noi.
Oh I’m still living At the old address And I’m waiting on the weather And I know you’ll pass
I know that it’s true It’s gonna be a good year Out of the darkness And into the fire I’ll tell you I love you And my hearts in the strangest place That’s how it started And that’s how it ends
And I know you’re with me It’s a point of pride And it’s louder than lightning In this room of mine
Oh I’m just like you I never hear the bad news And how come that We won by a landside Our troubles are over My sisters is a medic She warned my friends Yeah, that’s how it started
Took our sweet time ?
So it’s all over It’s all over, anyhow You took our sweet time And finally I opened my eyes
My friends and my family They are asking of me How long will you ramble How long will you still repeat The snow is still falling And I’m almost home I’ll see you…
La Finlandia, una terra che ci ha sempre dato grandi soddisfazioni: dalle classiche bellezze nordiche alla dimora di Babbo Natale. Ma soprattutto più di tutto e meglio di tutto, ci hanno dato lo Humppa! Citando nello specifico la “so tutto io” wikipedia:” La humppa è una danza folk finlandese, discendente della polka, e suonata con strumenti tipici della tradizione finlandese quali il kantele. La velocità di questa danza si aggira tra i 220 e i 260 bpm” e con un gruppo che rappresenta al meglio il genere: gli Eläkeläiset , band fondata nel 1993 che ha avuto molto successo anche in Germania (loro si che ne capiscono di musica!!) Per introdurre meglio questo genere ai più sconosciuto proponiamo un giochino divertente: indovinate le canzoni famose di diversi artisti rifatte tutte in chiave humpaa. Grasse risate assicurate!! taldeital & Stestra
Se c'è qualcosa in cui mi è facilmente attribuibile un primato, quella è la capacità di essere sempre fuori tempo. Negli ascolti, nei gusti, nel modo di vestire, quello è evidente. Ma in realtà mi riferisco a qualcosa di più ampio, una sorta di anacronismo congenito e sistematico che si riversa in ogni frase, pensiero, azione. In poche parole, mai che azzecchi il momento giusto. In quanto guru della figura meschina e regina del fuori tempo massimo, dall'alto della mia esperienza mi sento di proporvi una lista di dieci canzoni da evitare in dieci momenti chiave. Così, tanto per preservarvi dalla noiosa constatazione di aver sbagliato momento. Perché, a volte, una canzone giusta al momento sbagliato può creare davvero situazioni pericolosamente imbarazzanti.
Da evitare...
01. ...poco prima di sedersi a fare un esame (o in situazioni in cui sia necessario non farsi prendere dall'ansia) 02. ...al vostro primo appuntamento con qualcuno (o qualcuna) 03. … al vostro risveglio, la mattina di un appuntamento importante 04. … se siete appena stati lasciati 05. ...se volete dedicare una canzone alla vostra ragazza, pensatrice di genere e/o teorica femminista 06. ... se vi scappa pipì, ma la situazione impone che vi tratteniate 07. ...come suoneria del cellulare, se lavorate in un asilo ed è l'ora del pisolino 08. ...se siete bloccati nel traffico sulla tangenziale da ALMENO 4 ore 09. ... in chiesa/ad una conferenza/alla vostra cerimonia di consacrazione a cavaliere della tavola rotonda (in ogni caso, ogni volta che sia sconsigliabile accennare balli e dondolamenti glutei vari) 10. ...se spesso vi ritrovate davanti ai cancelli di un liceo, con un'impermeabile indosso
The photograph is in my hand. It is the photograph of a man and a woman. They are at an amusement park in 1959. In twelve seconds time, I’ll drop the photograph to the sand at my feet, walking away. It's already lying there, twelve seconds into the future. Ten seconds now. The photograph is in my hand. I found it in a derelict bar twenty seven hours ago. It's still there, twenty seven hours into the past, in its frame, in the darkened bar. I'm still there looking at it. The photograph is in my hand. The woman takes a piece of popcorn between thumb and forefinger. The ferris wheel pauses. Seven seconds now. It's July 1959. I'm in New Jersey, at the Palisades Amusement Park. Four seconds... three...I'm tired of looking at the photograph now. I open my fingers. It falls to the sand at my feet. I am going to look at the stars. They are so far away, and their light takes so long to reach us... all we ever see of stars are their old photographs. I am two hundred and twenty seven million kilometers from the Sun. Its light is already ten minutes old. It will not reach Pluto before maybe two hours. Two hours into my future, I observe meteorites from a glass balcony, thinking about my father. Twelve seconds into my past, I open my fingers. The photograph is falling. I am watching the stars. My father admired the sky for its precision. He repaired watches. It's 1945. I sit in a Brooklyn kitchen, fascinated by an arrangement of clocks on black velvet. I am sixteen years old. It is 1985. I am fifty-six years old. The photograph lies at my feet, falls from my fingers, is in my hand. I am watching the stars, admiring their complex trajectories through space, through time.
il tentativo di riparare una meccanica rotta su una chitarra è stato il giusto pretesto per portarmela casa. la meccanica ancora non è stata riparata, ma il termine esatto è "sostituita"; 15 euro dal negozio di fiducia per comprare tutto il set da 6. i soldi scarseggiano e dato che si tratta del mi (non quello cantino) ho cominciato a suonarla con 5 corde, a mo di banjo. lasciando perdere FA, SI, tutti i diesis, be molle e quant'altro, mi sono finalmente messo con chitarra, accordatore pc e sito per imparare a mettere bene le dita, ed ho cominciato a strimpellare il primo Re, poi è venuto il La, il Sol e via di seguito. strimpellando mi è venuto naturale accorgermi che stavo suonando vecchi successi radiofonici italiani e internazionali. ora quando si comicia suonare uno strumento, si è sempre spinti dal proprio gusto musicale a volere emulare i nostri idoli (dei bei tempi andati), è successo così con la batteria, poi però ho preso delle lezioni. con la chitarra credo che farò lo stesso ma per il resto mi voglio semplicemente divertire con semplici canzonette (chiedo venia agli artisti citati) da 3 o 4 accordi. pertanto, alla faccia del "millenote", eccovi una guida rapida su un pugno di canzoni da facile esecuzione e di puro intrattenimento estivo.
Distinzione, eleganza, classe...tabula rasa elettrificata!
"...Splendente in età acerba di passione Rosso fiammante Ma senza età matura Marcia impostura Ma senza età matura Marcia impostura Delirio onnipotente Dominio che sovrasta Efficenza d'inetto Burocratica casta Potenza del pesante Preme Compatta Schiaccia..."
Questa playlist è nata da una mia rubrica musicale che sto curando per il liveblog Lega Nerd... lo scopo è quello di diffondere un po' di cultura musicale, parlando di gruppi spesso lontani dal mainstream musicale ma che, in un modo o nell'altro, hanno segnato la musica con piccole rivoluzioni cervellotiche e non. Tutti gli artisti qui presenti sono stati menzionati (o lo saranno) all'interno di questa rubrica perciò, stay tuned su PlayLeast e su Lega Nerd e ne ascolterete delle belle! Intanto, abbonatevi al Feed RSS della rubrica oltre che a quello di PlayLeast ;) !
Qualche tempo fa, a dir la verità molto, veramente troppo tempo fa, una donna semplicemente fantastica (eh no, giuro che non esagero), parlando di musica con me attorno ad un tavolo e ad un bicchiere di vino, mi aveva chiesto quali fossero secondo me i pezzi ideali con cui crescere dei figli. Detta così, la questione sembrerebbe essere divertente quanto forse apparentemente superflua all'interno dell'immenso complesso di doveri educativi che un genitore si trova ad affrontare una volta mamma, una volta papà. Ma, fatevelo dire da chi è stata cresciuta solo a Disco, Motown e Queen: quello che passa per le orecchie di un bambino è veramente più importante di quanto sembri. Prendete me, per esempio. Ho dovuto fare tutto da sola, cercando (invano) di colmare le immense lacune culturali che i miei genitori discotecari mi avevano lasciato. Non mi ero mai posta la questione, se non quando, un giorno, cullando un bimbo in casa famiglia durante il mio servizio civile, avevo intransigentemente deciso che i miei figli si sarebbero addormentati su Run Run Fue Pa'l Norte degli Inti Illimani, per cui mi ci è voluto un po' di tempo per riflettere su questa playlist. Difficile coniugare orecchie e gusti da bambini e storia della musica, senza dubbio. Ed ecco cosa ne è venuto fuori.
Tutti regalano tutto, concorsi a premi, giochi, scommesse... certo, il business è facile! così anche tutto lo staff di PlayLeast stavolta l'ha fatta grossa! Parte oggi un concorso (che durerà una settimana) che vi permetterà di vincere nientepopodimenoché... UNA PLAYLIST TUTTA PER VOI! Si, avete capito bene! Ma andiamo per gradi:
Il gioco-concorso si chiama a BETter PlayLeast e (nonostante il nostro impegno profuso) è a solo scopo "ludico".
Una playlist intera, composta dai nostri pezzi preferiti in assoluto, è allegata a questo gioco: scopo del concorso è cercare di indovinare chi, tra gli autori, abbia scelto ogni singolo pezzo della playlist.
I pezzi sono in totale 14, due per ogni autore.
Ogni lettore potrà, nei commenti, dare la sua combinazione vincente inserendo soltanto numero di traccia e autore (es. 01. Nome Autore).
Si possono dare tutte le combinazioni che si vogliono, fino alle ore 22 del giorno 21 aprile: le combinazioni pervenute dopo tale data sono considerate nulle
Vince chi indovina per primo (fa fede l'ordine dei commenti) la combinazione esatta, o in alternativa, chi ha indovinato più canzoni allo scadere del concorso.
Il premio consiste in una playlist che sarà donata da tutto lo staff al vincitore: costui potrà scegliere liberamente temi e modalità della playlist, secondo il suo gusto/desiderio/voglia, indicandoci preferenze (o eventuali intolleranze!).
Ai nuovi lettori, consigliamo vivamente di dare una scorsa veloce alle playlist passate, in modo da farsi un'idea dell'orecchio di ogni autore (scoprendo magari nuova musica :) ).
Ogni lettore, ha il dovere morale di diffondere la voce quanto più può, usando sia i metodi tradizionali, che il tasto ShareThis più in basso.
Per ogni dubbio o perplessità, restiamo a vostra completa disposizione! Attendiamo commenti numerosi!
Ecco la playlist giusta per affrontare il cruccio di ogni studente universitario: le pulizie! Dopo una settimana di stress in cui si ha giusto il tempo di lasciare i piatti a lievitare nel lavandino, arriva il tanto agognato sabato, giorno in cui dobbiamo vestire i panni dei “Cenerelli” della situazione e far sì che tutto ritorni lindo e splendente. E cosa si può chiedere di meglio se non un’iniezione di tanta bella musica? Armatevi di spugne,secchi,moci e mettetevi all’opera, alla musica ci pensiamo noi!
Il weekend. La metro, le strade, Berlino riempita di "giovani", risate isteriche, facce di gente vuota come le bottiglie di birra che si trascinano appresso, l'affezionato figlio da cullare fra le braccia. Le 6 di mattina, una fiera di pagliacci barcollanti sulla via di casa. A casa ho 4 coinquilini. Tre di questi ammazzano il loro sabato ammazzandosi di canne. Tutto il mondo è paese. A distanza di 5 mesi da che sono qui, ancora la quarta coinquilina ed io ci salviamo. I nostri, di fine settimana, non si dimenticano, non se li fuma nessuno, non ce li si scola per un collo di vetro. Sarebbero (anzi, sono) indigesti a quei "giovani", più su. Li chiamo per il giusto verso: c***o di losers. Noi si va a ballare, la notte, le canzoni che ci piacciono, tutte le note e i bassi che pestano per la schiena. Tremolanti per la musica e la famosa doppiaVì, Vita Vera, quella che da dentro ti prende fin sopra le punte delle dita. E ce n'è davvero per pochi. E son davvero fortunata. Una playlist da doccia fredda, che fora le orecchie, che trapassa le casse toraciche, per mandare a quel giusto paese tutti i losers, i falsi, i costruiti, i finti personaggi, quelli che si son dimenticati o che non han mai saputo essere genuini, veri, vivi.
"Noi abbiamo ballato tutta la notte come dei neutrini ionizzati e le isotope ci hanno respinto come fossimo antimateria. E lì abbiamo fatto la scoperta più importante che si possa fare: l'impenetrabilità dei corpi. Un corpo in discoteca suda, ma non si accoppia." (Maurizio Crozza)
Solitamente il sabato sera si consuma così, un po' di tunz-tunz e tutto va bene. Niente in contrario per carità! Lungi da me il voler intaccare il business del tunz fino alle sei di mattina! Ma il punto è che a me, il tunz tunz, non va proprio giù. In alcun modo, non lo digerisco. E ci ho provato eh. Niente da fare. Non scende. E trovandomi dinanzi al solito problema della musica del sabato sera (mi hanno vietato severamente i Beatles nelle macchine altrui) pensavo ad un compromesso per mettere d'accordo compagnie di amici pittosto eterogenee, come la mia, che il sabato sera non trovano mai un punto d'incontro su cosa ascoltare nel tragitto macchina/pub/altri-luoghi-imprevisti-che-si-decidono-per-la-strada. Nasce così questa playlist, un po' elettronica, un po' dance, un po' non si capisce. Chiamiamolo pure l'equilibrio giusto tra divertimento e gusto.
Che oggi sia un giorno diverso dagli altri hanno provato ad inculcarcelo fin da quando eravamo bambini, quando tra una puntata di Hello Spank e una dei Puffi tentavano di farci comprendere che giorno ideale fosse questo per comprare un tubo di cioccolatini avvolti in una carta stellata simil-stagnola. Alle elementari, febbraio era il mese in cui ti aspettavi di veder realizzate le aspettative che le puntate dei tuoi cartoni e telefilm preferiti, realizzate ad hoc per il 14 febbraio degli anni prima, avevano creato nei tuoi sogni di bimba; invece ogni anno te ne tornavi semplicemente a casa, come fosse stato un giorno normale. E' passato un bel pò di tempo dalle mie infelici elementari, ed ora che sono grande ed ho trovato con chi passare questa giornata, mi sono accorta che in realtà stamattina non mi sono svegliata su nessuna nuvola rosa, non sto camminando tra i fiori, e non ho nessuna voglia di cantare alla finestra canzoni d'amore assieme a pettirossi e colombe bianche, niente. O meglio, niente che non mi capiti anche durante il resto dell'anno. Per cui forse alle elementari avevo intuito giusto. Non c'è niente di diverso nella sveglia del 14 febbraio.
C'è dunque bisogno di un pò di ironia per decostruire il falso mito di San Valentino.
Ci ho pensato, ripensato, pensato di nuovo. Ecco l'idea.
Una lettera d'amore. Ok...sai che novità!
Una lettera d'amore...musicale!!! Mmmm...no, ancora non ci siamo.
Una lettera d'amore dai testi discordanti, senza senso, ma sincera.
Meglio un monologo, una dichiarazione, un dialogo amoroso...
Beh leggete in sequenza i titoli della Playlist!!!
(da interpretare con intonazione drammatica e facendo attenzione alle giuste pause)
(Scena: Al tramonto, in un viale asfaltato silenzioso e deserto. In lontananza si intravedono delle colline verdi e lussureggianti. Elenore e Jack si trovano l'uno davanti all'altro, in mezzo al viale. Non si riesce a sentire cosa dicono. Ad un tratto lei gli volta le spalle. Jack: "Elenore, non andartene assieme a questo sole che scompare..." Silenzio. "Ecco tu, sei così fantastica. Io non voglio altro che te, tutto il giorno, tutta la notte." Silenzio, Elenore non si gira. Jack deglutisce, poi riprende fiato: "Voglio sentire cos'hai da dirmi. No, non guardare da un'altra parte. " Silenzio. "Ma dico, ce l'hai un'anima???". Jack china la testa, si guarda la punta delle scarpe poi mormora: "Sii gentile con me...". Elenore non si muove, non dice niente, sospira. Poi alza la testa e fa per andarsene. Jack: "Io terrò duro, lo sai. Insisterò fintanto che riuscirò a vedere la luce. Niente potrà fermarmi!!!! Hai capito?" Le mette una mano sulla spalla mentre lei si allontana. "Apri gli occhi Elenore, io ti amo..." Elenore cambia espressione, meravigliata si gira e getta le braccia al collo di Jack. I due si baciano, mentre il sole scompare dalla scena. Fine)
A Berlino, tutti portano a spasso il proprio cane. Ebbene, ci fu una volta -non molto lontana nel tempo- in cui per le strade di Berlino si poterono avvistare una veneta, una trentina ed il loro... Panda. Passandoci accanto si poteva sentire che lo strano mix suonava piùommeno... così:
BONUS AL LIMITE DELLA PACCHIANERIA KITSCH ALEMANNA, solo per chi riusci' a passarci veramente vicino: 19. Helge Schneider - Es Gibt Reis
(playlist un tempo nota come "5 days of Berlin" e ad oggi rinominata per ovvie esigenze e scritta a sei mani da fucsia, lizzy & taldeital. tutta per voi la nostra colonna sonora dei giorni berlinesi! Ja!)
le interruzioni non necessariamente devono danneggiare. le mie convalescenze, i miei cattivi pensieri, le mie bugie, le mie attese, i miei esami andati male sono atti creativi! una linea retta è perfetta ma noiosa. meglio spezzarla! tuttavia è la speranza di veder finire queste pause che mi rende felice!
...la colonna sonora della mia ultima "interruzione".
La delusione d'amore vista da occhi maschi, è un complesso mondo di contraddizioni, di sentimenti constrastanti, di orgoglio e pregiudizio. Da un lato si è avvolti da una madida mestizia, crollano certezze di virilità, ci si sente schiacciati da un peso 10Tons, tipo quello che si vedeva nei cartoons di Road Runner e Wile Coyote. Ma il testosterone non si rassegna e vuole combattere... non si può darla vinta a una squinzia che s'attacca in un batter d'occhi al primo cretino qualsivoglia che passa sotto casa sua. Proprio no! Accidenti, ci si butta il tempo, la nafta, il denaro, la salute mentale e fisica, la dignità e forse anche la verginità anale (leggasi ramazza in culo) per ottenere cosa? DELUSIONE! Ma morissero tutti, anche all'istante... "la morte è una prospettiva allettante già di per sè" (cit.). Soprattutto per LEI! Ghmghmmmumbhslllsdhgglm. E poi, puntuale come il 4 all'ora di punta, arriva lei, la Rassegnazione... in fondo "Non sanno quello che si perdono. Anzi, la cosa triste è che lo sanno. Pu**ane" (cit.)
(Questa playlist mi è stata commissionata da un carissimo lettore e amico, I., a cui va la mia dedica e tutto il mio sostegno e affetto ;-) ci tenevo altresì a precisare che la divisione della playlist in due metà è del tutto simbolica... ma credo che al primo ascolto ve ne rendiate conto!)
PlayLeast "regala" delle playlist di ascolto personali con le relative "istruzioni per l'uso": ogni playlist potrà essere associata ad un particolare momento di una stagione, di una settimana, di un giorno, a speciali emozioni o a normalissime attività quotidiane. Con i consigli degli autori potrai arricchire ogni momento con musica e parole appropriate.
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